Vitaliano Trevisan – Works (Einaudi, 2022) – Recensione

Vitaliano Trevisan – Works (Einaudi, 2022) – Recensione

“Dopo trent’anni nello stesso posto sarei anche io un vecchio rimbambito esattamente come loro. Brivido lungo la schiena. No, mi dicevo, perché un giorno inizierò a scrivere; non so ancora quando, né come, ma un giorno inizierò e sarà finita. Per ora scrittore che non scrive, ma comunque scrittore. Un pensiero che mi rincuorava sempre molto.”

I lavori di una vita in Work di Vitaliano Trevisan

Una vita intera vista in funzione del lavoro, o meglio: i lavori di una vita che raccontano la storia di un uomo, Vitaliano Trevisan, dal desiderio adolescenziale di una bicicletta tutta sua al parziale successo letterario, passando per una miriade di incontri, personaggi, storie.

È questo Works di Vitaliano Trevisan, uno degli scrittori del Nordest, scomparso agli inizi del 2022. Pubblicato per la prima volta nel 2016 dopo 6 anni di scrittura, è stato ripubblicato a un mese dalla morte dell’autore con l’aggiunta di un racconto inedito “per espresso volere dell’autore”.

Il libro è un corposo romanzo autobiografico che ripercorre la vita sempre in bilico di Trevisan, passata soprattutto nel suo Nordest, nella provincia vicentina di zone industriali e magazzini decadenti. Pochi i cambi di scena: a parte alcuni viaggi giovanili ad Amsterdam per rifornirsi di droghe, la principale fuga fu in Germania, dove fece il gelataio per una stagione.

Il Veneto, il Nordest e Trevisan

Il resto è tutto lì, nel suo Veneto, nella sua periferia diffusa che tanto ha odiato ma che alla fine è sempre stata la sua periferia. Il suo paesaggio, la sua casa. Luogo dove tutto è iniziato e dove tutto, inesorabilmente, si è concluso.

E quel paesaggio, che è sì sfondo ma sfondo co-protagonista, in questo memoir lascia il ruolo di attore principale ad altro: al lavoro. Anzi, ai lavori. Una sequela di lavori diversi, spesso opposti; lavori d’ufficio o manuali, al chiuso o all’aperto, ben retribuiti (pochi) o in nero e senza garanzie (tanti). Ed è con i lavori che narra la sua vita perché quelli, forse più di ogni altra cosa, l’hanno determinata. L’hanno definita come una vita non ordinaria, una vita volutamente non regolare.

Aspetti non secondari sono le regolari crisi depressive, cicliche, poi le droghe, l’irrequietezza, e finalmente lo stress per le scadenze con le case editrici. A tutto ciò si aggiungono i problemi familiari e i problemi di coppia, ma non meno importanti sono i problemi con se stesso:

“[…] e di come mi vergognassi di me stesso e della mia situazione, cioè di avere quasi quarant’anni e non aver compiuto nulla. Scrittura compresa, pensavo seduto su un muletto abbandonato in disparte.”

Works è il manifesto di una vita e di una generazione intera. Ma è anche testimonianza di uno status quo che non vuol cambiare, immobile allora come oggi. Per questo, il libro è anche una denuncia non in rapporto all’autore, che ha deciso per conto suo l’irregolarità di una vita ai margini, ma in rapporto a quelli che volevano e vogliono garanzie lavorative che non potranno mai avere. Né allora, né oggi.


Approfondimenti

Vitaliano Trevisan è uno dei pochi autori italiani nati nel secondo ‘900 che, secondo me, rimarranno. Per questo vi lascio alcuni approfondimenti, tra cui la bella conferenza tenuta per l’uscita della prima edizione di Works nel 2016:


Ed ecco alcuni link utili per conoscerlo meglio:

Per concludere, un ringraziamento va a quel professore di Geografia Culturale che me l’ha fatto scoprire un po’ casualmente molti anni fa.

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