Rifugio I

Rifugio I

C’era un casetta di legno, arroccata sui monti poco lontani dal mio mare. Era il rifugio estivo di qualche anziano pastore che lassù, su quell’Appennino vista mare, ci è andato per tutta la vita. Ammetto di non averlo mai conosciuto, se non grazie alle storie altrui. Storie a me riferite da persone che, a loro volta, le avevano sentite da altri. Ma questo è il cantuccio a me fatto, e la storia non può essere che mia. Così non parlerò di quell’ultimo pastore, ma della stanzetta riparata che ha lasciato ai posteri: viaggiatori e turisti, principalmente. Ma non solo.

La casa è molto vissuta, fatta di legno robusto ma usurato. C’è un’unica stanza, con un misero materasso, qualche scaffale con vecchie agende e alcuni libri. Solo una finestra permette alla luce di entrare, ma è sufficiente. Aprendo le imposte, si vede il mare. Forse è strano essere in montagna, a quasi 1000 metri di altezza, ed avere il mare proprio di fronte. Ma è questa stranezza a rendere la visione sublime. Anche se potresti uscire e metterti semplicemente a guardare il panorama sdraiato sull’erba, resti fisso alla finestra che incornicia il mare, il mio mare, come se fosse un quadro. E non vorresti più staccarti.

Ci sono stato solo una volta, la casetta, eppure la ricordo come se l’avessi appena visitata. Il trucco è pensarci fino allo sfinimento, e scriverci sopra qualche appunto, qualche racconto. E magari raccontarla a quelle poche persone che vorresti portarci. La memoria si fortifica rivisitando le immagini scritte, e così è come se quel posto lo visitassi ogni giorno. Ci sono stato solo una volta, fisicamente, ma nella mia testa la visito ogni giorno. Ed ogni volta è diverso perché cambia il tempo in base all’umore del momento, e cambia la compagnia, e cambiano i particolari. Ultimamente piove sempre, e visito da solo la stanzetta, resa umida e tetra dalla vita reale.

A volte mi immagino di affacciarmi alla finestra, e di sentirmi come il “viandante sul mare di nebbia”, perché non si riesce a vedere niente. Non l’erba; non la pianura che separa le spiagge dalle prime pendici dei monti; non il mare. E forse è un po’ come la vita, perché in alcuni momenti non riesci a vedere un futuro, una direzione, un viso amichevole. Ma poi la nebbia sparisce, torna il sole e ricominci a cogliere il senso di ciò che fai e la consapevolezza di chi sei. E spesso passa anche il sole, arriva la tempesta ma non per questo la vita fa così schifo come sembra. C’è sempre un posto in cui rifugiarsi, una persona da contattare, una canzone da ascoltare. E se questo non bastasse, forse avete bisogno di un bicchiere di Scotch per dormire meglio, proprio come quello che sto per bere io.

 

C.B.A

Una risposta a “Rifugio I”

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.