Lontano da Crum – Lee Maynard (Mattioli1885, 2018)

Lontano da Crum – Lee Maynard (Mattioli1885, 2018)

Come si può raccontare Crum, una piccola cittadina al confine tra West Virginia e Kentucky, in breve, senza farsi odiare? O si mente, oppure è impossibile. Miniere di carbone e campi come unica fonte di sostentamento, alcool e ragazzini inquieti, precoci e armati, pronti a seminare il panico per sopravvivere alla noia. Crum è questa, e poco altro. O così appare in Lontano da Crum, di Lee Maynard, che a distanza di anni ha deciso di scrivere un romanzo sulla sua città natale, attirando l’odio (e il fastidio) di chissà quante persone.

Il cartello ai margini del paese diceva “Crum – comunità non incorporata”. Avrebbe dovuto dire “non necessaria”.

Lontano da Crum di Lee Maynard, dove tutto sembra possibile

Il protagonista, Jesse Stone, è uno dei tanti ragazzini del paese. È un orfano che vive nella baracca attaccata alla casa dei cugini, con pochi averi nascosti sotto al letto e condizioni di vita che oggi sembrano fantascienza. Però, a quel tempo, erano la normalità: poco da mangiare, caldo atroce d’estate, freddo gelato d’inverno. E un fucile carico, sempre pronto. Ah, gli Stati Uniti d’America!

lontano da crum recensione lee maynard

Il racconto procede per lo più per eventi singoli, piccole magagne, pestaggi, risse, e latrine che esplodono. Eppure, nonostante la comicità dell’assurdo, ogni tanto emerge un Lee Maynard osservatore, riflessivo, quasi romantico. Che dura poco, certo, ma c’è. E si interrompe, solitamente, parlando di sesso.

C’erano tre cose che, nel liceo di Crum, la maggior parte dei ragazzi aveva in comune: la povertà, l’ignoranza, e il saper scopare. Eravamo poveri in canna e non sapevamo nulla di nulla di ciò che succedeva al di fuori della valle del fiume Tug, ma tutti quanti sapevamo scopare. Tutti scopavano con tutti.

La carica sessuale, nel bene e nel male, attraversa il libro anche sotto forme assurde, inverosimili ai nostri occhi. Eppure, a Crum, tutto sembra possibile. Può esplodere la latrina dell’unico poliziotto del paese. Puoi vedere sua moglie che non tenta neanche di nascondersi per fare la pipì nel bosco. Puoi prenderti una fucilata nel petto dai vicini di stato, e solo per aver raccolto del carbone dal fiume. Puoi, persino, rubare carne fresca direttamente dal camion del fornitore, e poi sbaffartela comodamente nel bosco, insieme ai tuoi amici. Oggigiorno, qualcuno direbbe che a Crum agiva una baby-gang potentissima.

Una provincia, tante province, la stessa fuga

Quante Crum abbiamo avuto, in Italia? E quante ne esistono ancora? Sembra strano che possano accadere ancora oggi, da noi, certe cose. Forse è sbagliato prendere così seriamente un romanzo che non vuole essere preso troppo sul serio. Eppure, in qualche modo, lo si fa, anche tra una risata e l’altra. Ed è come se Lee Maynard, parlando di Crum, parlasse, oggi, dei quartieri periferici di Milano, dei sobborghi di Roma, delle nostre periferie in decadenza. Quelle stesse periferie dove la noia ti porta, a volte, a scappare. Altre volte, invece, a mettere un punto alla tua vita.

Scorcio non recente di Crum, con al centro la scuola elementare.

Per questo, tra le varie marachelle, tra le risse, e soprattutto tra i sessi di ragazzi annoiati, Jesse Stone ha solo un’idea in testa: andarsene. Come se ne va chi può farlo (e non sono molti). Come se ne vanno quasi tutti i professori del liceo, che nessuno può costringere a vivere lì durante la chiusura delle scuole.

A volte pioveva. Non c’è niente di più lieve del rumore soffuso della pioggia in montagna, quella sensazione di tepore, armonia e ordine che viene dall’aria ripulita e messa a nuovo. Tutte le volte che mi sentivo intrappolato, giunto al limite, quando mi sembrava che se avessi dovuto sopportare la vista di Crum per altri cinque minuti, sarei finito col mettermi sdraiato sulle rotaie del treno… di solito, quando mi sentivo in quel modo, per un motivo o per l’altro pioveva. La pioggia si stringeva attorno al mio mondo, avvolgendomi con una piccola cupola grigia che si spostava con me mentre attraversavo a piedi colline e forre.

In conclusione, perché leggerlo

Lontano da Crum è un romanzo che si legge volentieri, che diverte facendo riflettere anche se, a volte, alcune scene possono dar fastidio. Ma è anche giusto che infastidiscano certe scene di sesso (troppo) giovanile, come è giusto che vengano raccontate: se quella era la vita a Crum, perché nascondersi dietro una foglia di fico? No, ecco, meglio fare come un caro amico del protagonista: andare davanti ad una professoressa, davanti ad una folla, e finalmente togliersi la foglia di fico per mostrare, a tutti, il proprio membro, la verità, quello che è davvero Crum.

Approfondimenti a Fuga da Crum di Lee Maynard

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