Premessa
Ho comprato Favola splatter per il nome di Beppe Tosco in copertina. L’ho già incontrato, ormai qualche anno fa, con Scemo come tuo padre, e da allora mi sono affezionato alla sua maniera di scrivere, senza censure e senza scrupoli. Il titolo, poi, ha attirato la mia attenzione. La citazione riportata in quarta di copertina, alla fine, mi ha spinto all’acquisto:
Come sarà Milano fra quindici anni? Più grande, certamente. E più cattiva.
Una favola splatter per davvero
Non ci sono dubbi, Beppe e Francesco Tosco si sono divertiti a scrivere questo romanzo, come io mi sono divertito a leggerlo. Perché immaginarsi tutto quel sangue e quella follia, a Milano, è un pensiero paradossale; eppure non così irreale.
Che sia colpa della dispersione di sostanze psicotrope nell’ambiente oppure di una tendenza umana alla cattiveria, poco importa. Ciò che conta, per i Tosco, è divertire e divertirsi: e lo fanno bene, con una continua ironia intorno alla “Milano che frigge” piena di sangue e contemporaneamente così glamour. Perché esplodono teste e jihadisti in erba uccidono scalmanati ultras (e viceversa), perché autisti di autobus si divertono a investire persone mentre molti coniugi si uccidono a vicenda; e Milano resta glamour. Incattivita, ma glamour.
E per farvi capire quanto glamour sia questo libro, e quanto splatter, ecco un breve particolare che mi ha spinto a fare l’orecchio alla pagina:
Giac si ferma e li guarda. Poi alza la mano con la rivoltella e spara diritto in testa all’uomo.
Un cilindretto di piombo grosso come una pastiglia Valda, ben foderato ai lati di pellicola di rame, premendo contro gli strati solidi dell’osso occipitale li sfonda uno per uno, arriva ai pensieri, e se li porta via. E quelli, strappati dal loro ambito, si sparpagliano e svaniscono come fiocchi di neve sulla stufa.
Beppe o Francesco?
Una questione che la critica ufficiale (se esiste ancora) dovrebbe trattare, è però la presenza di due autori. Non è sempre chiaro come si possa scrivere un libro di gruppo, anche quando il gruppo è formato solo da quattro mani.
Se è relativamente facile immaginare una divisione per capitoli del lavoro di ciascuno, è difficile qui intravedere la mano (e la mente di Francesco): la penna di Beppe è troppo riconoscibile (e per fortuna), per riconoscere nel suo libro la mano di Francesco. Per non parlare della copertina: il nome di Francesco è più piccolo di quello di Beppe, che lo sovrasta e lo mette in secondo piano.
Tutto questo, fa pensare che il libro (che ho apprezzato molto) l’abbia scritto Beppe; e che quindi il ruolo di Francesco sia del tutto secondario. Ma in che modo? E perché? Io non so rispondere.
Conclusioni
Ho cercato di non raccontare troppo il libro, per non svelare la trama davvero originale e soprattutto così divertente (almeno per me). E le questioni autoriali esposte sopra, possono essere benissimo lasciate da parte se il nostro scopo è quello di leggere un buon libro. Io ho problematizzato la presenza di più autori per umile curiosità; una piccola critica criticabile, in senso lato, e nessuna accusa.
Se vi piace il genere splatter, il non-sense appena sfiorato, e amate/odiate Milano dovreste proprio leggere questo libro.
Cosimo Benzi Angelini