Riflessioni a partire da Asimov: la scrittura.

Riflessioni a partire da Asimov: la scrittura.

Premessa

Ho dovuto creare una nuova categoria per quello che, ogni tanto, scrivo. Questo perché se spesso mi viene voglia di scrivere a partire da un libro appena letto, non sempre ciò che voglio scrivere è un “tentativo criticabile di critica”. A volte, come in questo caso, voglio solo di parlare di qualcosa che evidentemente ha a che fare con il libro, ma poi se ne discosta. Ecco spiegata la nuova categoria “riflessioni a partire da…”. Se non sono stato chiaro perché non avete mai notato queste categorie, potete continuare a dormire; non sarò certo io a svegliarvi.

La scrittura

Non sono uno scrittore, né un poeta. E affermare ciò, oggi che son tutti scrittori e poeti, credo sia meritevole di applauso (grazie, grazie mille per i vostri spontanei applausi). Sono però un lettore duro (in tutti i sensi), e quindi mi capita spesso di riflettere sulla scrittura. Mi incuriosisce scoprire le modalità di scrittura di autori diversi, e mi interrogo sulla natura della scrittura. Genio, o lavoro artigianale? O forse entrambe le cose?

Ecco, su questo punto discuto spesso. Perché tra i sostenitori della sacra ispirazione e i sostenitori dell’artigianato, come me, è difficile argomentare. A maggior ragione, poi, se si discute tra non scrittori (ma questo scoglio, perdonatemi, si può superare facilmente già dopo due sole birre). Quindi, c’è chi sostiene perentoriamente l’idea dell’ispirazione come una sorta di spirito santo che casca dal cielo e tocca pochi fortunati; poi ci sono io, che più sommessamente* credo in una scrittura come lavoro artigianale scaturito da profonda riflessione, da una concentrazione e da uno sforzo che necessitano di grande grande pazienza.

Chi ha ragione?

Nessuno dei due gruppi. O meglio, ognuno crede in ciò che vuole. E tutti abbiamo i nostri auctores, ciascuno in grado di avvalorare l’una o l’altra ipotesi. Si può forse dire che l’idea romantica di ispirazione come spirito santo, sia ormai sopravvalutata; e resista solo nei cuori, appunto, dei romantici sopravvissuti al ‘900. Cioè, non io.

Primo volume dell'Antologia Personale di Isaac Asimov.

Il mese scorso, poi, mi sono imbattuto in una simpatica “Antologia Personale” di Isaac Asimov, organizzata da lui stesso in tre volumi per la mitica Urania della Mondadori. L’aspetto che caratterizza questa antologia è la presenza di una piccola introduzione autoriale ad ogni racconto, e proprio in una di queste introduzioni (nel primo volume dell’Antologia, premessa al racconto “E se…”) Asimov fa un’importante dichiarazione di poetica:

La domanda che uno scrittore di fantascienza si sente fare più spesso è forse questa: «Ma dove andate a prenderle, le idee?». Forse la persona che pone la domanda pensa a un misterioso tipo di ispirazione ottenibile solo con mezzi strani e magari illeciti, oppure pensa che lo scrittore compia riti macabri e si spinga fino a evocare il demonio». Ma la risposta è semplice: «Puoi ricavare un’idea da qualsiasi cosa, purché tu sia disposto a pensare a lungo e intensamente». La gente, però, resta delusa. La sua ammirazione crolla e tu resti con l’impressione di esserti rivelato un impostore. In fin dei conti, se basta pensare -a lungo e intensamente- può farlo chiunque. È molto strano, allora, che ben pochi lo facciano.

Grazie ad Asimov che, a distanza di tanti anni, non smette di fare battere i nostri deboli cuori. Aggiungo, in calce, che se oggi tutti sono scrittori e poeti, ben pochi scrivono usando il metodo Asimov; ovvero, ben pochi scrivono pensando intensamente. Peccato.

Cosimo Benzi Angelini

*il “sommessamente” sparisce di solito alla terza birra. Più spesso prima.

 

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.