Il cuscino tra le gambe

Il cuscino tra le gambe

È mai possibile, ti chiedi, non dormire per tre giorni di fila? Ti ricordi di un film in cui le persone si ammalano di una malattia bizzarra che toglie il sonno, e dopo cinque giorni senza sonno iniziano a impazzire, uccidersi, morire. Qualcuno direbbe che ti preoccupi per niente, che sei facilmente suggestionabile, ma non è così, è solo la prima volta che ti trovi a non dormire, realmente, per così tanti giorni. Hai sempre sofferto d’insonnia: il cervello che lavora troppo quando gli occhi si chiudono e la testa, appoggiata al cuscino, non riesce a trovare pace, mentre il corpo è stanco, i muscoli dolenti, gli occhi bruciano, e tu non riesci a dormire per i pensieri, i pensieri, intangibili e così presenti da togliere pure il sonno, il fiato, la pace, e allora non potendo rimanere immobile per troppo tempo nella stessa posizione ti rigiri nel letto, cambi fianco, continuamente, addirittura nei momenti peggiori ti ritrovi con la faccia affogata nel cuscino, qualche lacrima che tenti invano di soffocare lo bagna, e sai che non ti addormenterai mai in quella posizione per te così innaturale, scomoda, ma le hai provate tutte, non sai che altro fare per dormire e mettere in pausa quel flusso di immagini ricordi castelli che si mischiano nel dormiveglia, flusso in cui non riesci neanche a distinguere il reale dall’irreale, il sogno dalla realtà, il fatto accaduto dal fatto che speri accada, eppure sei sveglio, lucidissimo nel tuo girarti e rigirarti trasformando le lenzuola in una matassa, un groviglio da cui a malapena riesci a uscire per andare a bere un bicchier d’acqua, sdraiarti sul divano e provare a dormire lì, in salotto, pensando che il problema sia la stanza, il letto, e non quello che c’hai vissuto in quella stanza e in quel letto, ma sai che non è così, e appena lo capisci torni in camera dandoti dello stupido, più e più volte, finché solitamente riesci, prima o poi, magari poco prima dell’alba, ad addormentarti. Che poi è quello che ti sta accadendo da tre giorni, con un piccolo dettaglio discordante, e cioè che l’alba la vedi arrivare da sveglio, la vedi passare e cedere l’attimo al mattino, e vedi tutto questo perché sei sveglio, da ore, da tre giorni anzi, e ogni volta che chiudi gli occhi il cervello non si spegne, mai, e rimani come mummia viva, imbacuccato sotto le coperte tirate fino al mento, eppure senti freddo lo stesso, tu, che il freddo non lo senti mai, e non riesci a dormire, da tre giorni, per questo inizi a preoccuparti.

Non sai neanche se possa essere colpa delle medicine, colpa del malanno stagionale, colpa della febbre leggera ma insistente, insomma non sai alcunché, e il non sapere ti preoccupa, tutto sommato, come preoccuperebbe chiunque, non che tu sia poi così speciale, è che senza saperlo sei tu, oggi, il protagonista, e non un tu qualunque, ma proprio tu, tu che hai un malanno medio, una febbre nella norma, eppure una carenza da sonno non normalissima, resa sempre più evidente dai tuoi pensieri, che non mostri, certo, ma che ti deformano la faccia sia quando cammini avanti e indietro tra il letto e il divano, sia quando inutilmente chiudi gli occhi con la testa appoggiata a uno dei tanti cuscini che hai provato stasera.

Speriamo di dormire, stanotte, pensi quando metti a scaldare l’acqua per il tè, senti che la gola non fa più così male, il cerchio alla testa stringe sempre meno e anche se è solo mattina non avrai altro pensiero che quello della sera che arriverà, penserai tutto il giorno a stancarti il più possibile per arrivare preparato al momento in cui dovrai appoggiare la guancia sul cuscino, rimboccarti da solo le coperte e, dopo un grande sbadiglio che ti avverte del sonno in arrivo, addormentarti. Cerchi di visualizzare la scena sperando di chiamarla, di avvicinarla in qualche modo, perché hai finito le armi a tua disposizione, le hai provate tutte le tisane, le camomille, le melatonine, e pure le camomille con le melatonine dentro, e stronzate simili che invece di annichilirti come vorresti ti agitano, ti tengono desto, e anche questo non hai mai capito a cosa sia dovuto ma pensi sia colpa del tuo particolare cervello, di quel flusso che lo attraversa come attraversa quello di tutti, si intende, ma il tuo in particolare, che spesso non riesce a fermarsi, stopparsi, non sente stanchezze né dolori fisici, rimane lì aggrappato alla veglia a molestarti, e tu rimani sveglio, anzi, ti svegli sempre di più, impotente, finché non sei preso dallo sfinimento a cui ti portano certi pensieri ricorrenti, pensieri che fanno il nido e al proprio nido ci tornano sempre, e sfinito, di solito, ti addormenti, ma non questa volta.

I giorni, senza la notte a scandire il tempo e a concedere un po’ di riposo, sono lunghissimi, e li passi guardando film che non ti interessano, mangiando quel poco che la tua gola riesce a tollerare, e neanche riesci a leggere perché il mal di testa te lo impedisce, e le parole sono troppo piccole, il cervello non riesce a concentrarsi se non su pensieri ossessivi, quelli che fanno il nido e ritornano, e così ti abbuffi di film, non puoi fare altro, capita anche che tenti di chiudere gli occhi in pieno giorno, appoggiandoti la copertina di pile sulla pancia, coprendo bene i piedi, eppure è un tentativo inutile, rimani sveglio e non sai perché, il tuo corpo ha bisogno di dormire eppure non ne vuole proprio sapere, di dormire, e anche se gli occhi ti si chiudono quasi da soli, rimani sveglio. E quando cala la sera del terzo giorno, senti che il sonno è più forte dei giorni precedenti, non devi sbagliare né anticipare i tempi perché basta un solo errore a mandare a monte una notte di sonno, e non puoi permettertelo, non stavolta. Così ceni con calma, ti guardi un film abbastanza lungo con tutte le luci accese, e solo quando è mezzanotte e sono finiti i titoli di coda spegni le luci, ti lavi i denti e, dopo aver abbassato a metà le tapparelle, ti infili a letto. Senti qualcosa di diverso rispetto alle sere precedenti, come se il letto fosse più comodo, il piumone più morbido, allora ti sbrighi a scegliere il fianco migliore su cui dormire, infili il tuo solito cuscino tra le gambe e abbracci un terzo cuscino, quello che non usi mai se non in rare occasioni, ma questa sera, lo sai, deve essere tutto perfettamente accomodato. È così che ti addormenti, senza quasi neanche rendertene conto, all’istante. Eppure non te ne accorgi perché stai dormendo.

Non sai che sono passate soltanto due ore da quando ti sei addormentato, e non sai neanche che ti sei addormentato, ma te ne rendi conto soltanto adesso mentre ti svegli di soprassalto, forse per un brutto sogno, sei tutto sudato e fatichi a capire dove sei anche se dalle tapparelle filtra della luce lunare che illumina un po’ la stanza, e ci metti qualche secondo a capire che va tutto bene, che sei nel tuo letto e che sì, finalmente, ti sei addormentato, ma per qualche motivo sei di nuovo sveglio, e vorresti vedere l’ora ma una visione ti blocca: c’è una persona alla finestra di cui vedi solo la sagoma, la luce che gli arriva dalle spalle (o di fronte?, non lo capisci) ne evidenzia contorni, e ti sembra sia proprio rivolta verso di te. Per qualche attimo ti sembra proprio lei, quella che non può essere, il cuore aumenta i suoi battiti e il sudore ricomincia a inzupparti la fronte, fredda, Non può essere lei, pensi, allora ti giri verso il comodino, prendi gli occhiali, e ci metti poco a capire che no, ovviamente non è lei, ma è solo l’accappatoio attaccato alla maniglia che, un po’ storto, al buio, sembrava una figura umana. Il cuore si tranquillizza, anche se qualche pensiero di non riuscire a riaddormentarti, dopo questa visione e tutti i pensieri che ne derivano, c’è, e l’unico modo che trovi per scacciare i pensieri e per tentare, di nuovo, di dormire, è riderci su, così ridi degli scherzetti che ti fa la mente, che non solo non ti fa capire che stai dormendo nel tuo letto, ma oltretutto ti fa vedere figure umane in accappatoi appesi, ed è ridendo che ti rimetti a letto, un cuscino tra le gambe mentre abbracci il terzo, e anche questa volta non te ne accorgi ma ci metti poco ad addormentarti, solo pochi minuti, giusto il tempo di pensare a lei che non c’è, al letto che è troppo grande, e pensando a questo stringi di più il cuscino tra le braccia, come se servisse a qualcosa, poi, e ti addormenti.

Non sei del tutto cosciente quando inizi, dopo qualche ora, ad accarezzare il cuscino. Ti ricorda la sua schiena, piatta, quando la accarezzi piano percorrendola tutta con la mano, dal collo all’osso sacro, così piatta e sottile da percepire la spina dorsale, le scapole, la pelle liscissima, e quando ti rendi conto che quello è solo un cuscino e non è lei, che sta dormendo in un’altra città, puoi solo riderci su, anche questa volta, sia perché ti sei addormentato (e non è cosa da poco), sia perché appena prima di dormire hai desiderato in tutti i modi di sognarla, lei, e lei è apparsa in sogno. Ed è stato un sogno strano, sì, perché hai sognato di essere a casa tua, in quella casa, in quello stesso letto in cui sei, e nel sogno stai dormendo quando senti la porta di camera che si apre, e dalla porta entrava proprio lei, un po’ ubriaca dalla serata, e dopo averti dato un bacio si infilava nel letto, dietro di te, e ti abbracciava. Un sogno simile non ha senso, è tutto assurdo, ti dici, è assurdo che lei torni a casa tua, dopo essere stata in giro senza di te, nella tua città, ma è anche assurdo che torni ubriaca, lei, che è cosa rara, quasi mai vista, ma si sa che la cosa più assurda è che lei si metta a fare il cucchiaio grande, con te che sei il doppio di lei, se non di più, e ripensando al sogno capisci perché quel cuscino ti è sembrato lei, forse l’hai accarezzato per tutto il tempo del sogno, e anche se è un po’ ridicolo va bene così, perché ti manca, e quando ti manca qualcuno è accettabile abbracciare anche un cuscino, accarezzarlo fingendo che sia la schiena di quel preciso qualcuno, e se per altri questo non è accettabile, sei comunque tranquillo, Sarà la febbre, puoi sempre rispondere, e pensando a queste ipotetiche difese torni a dormire, sorridendo. Appoggi la guancia al cuscino, infili il secondo cuscino tra le gambe, e il terzo, invece che stringerlo, lo tieni steso accanto a te, e, come se fosse la schiena di lei, cominci ad accarezzarlo.


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