Cronache genovesi: su futuro e incertezza

Cronache genovesi: su futuro e incertezza

Che siano utili solo a me, queste “cronache genovesi”, credo si sia capito. Scrivere per schiarirsi le idee serve: fermi un pensiero, cristallizzi l’idea che nella mente sfugge e crea arzigogoli, incrociandosi con altre questioni del tutto scollegate. Perché la mente scherza, a volte, si prende gioco di te. Ti propone un concetto e dici che sì, è esattamente quella la Verità, e non passano neanche cinque secondi che quel pensiero è stato ribaltato, stravolto; esploso in frammenti di Verità che, nel complesso, formano l’Incertezza. Tanto cara a noi più o meno giovani in cerca di un centro di gravità. Non dico permanente, ma insomma, un centro.

L’unica Verità, per il momento, me la concede la Treccani:

Incertezza: stato più o meno passeggero di dubbio circa la verità di qualche cosa o i futuri sviluppi di una situazione.

genova incertezza
In lontananza, le coste della verità, visibili solo con Genova senza vento. Quindi mai.

Non serve, poi, aggiungere altro. Neanche dire che in tanti sono nella mia situazione (o peggio). Sono solo un piccolo, poco significativo, numero. Una serie di dati in qualche server di Microsoft, Amazon, Apple. Sono solo un profilo, uno dei milioni di profili con un blog poco utile. E questo, sia chiaro, non è un male: non è la malinconia che parla. In un mondo di numeri, di profili digitali, che male c’è a far parte della massa? Basta, credo, esserne consapevoli.

Eppure mi ostino a scrivere cose che io, solo, leggo. Perché sì, poco conta che tu abbia uno cento mille lettori. Se fai qualcosa perché senti di doverla fare, falla. Oppure, se la fai perché senti che potrebbe farti star bene, falla. Se scrivi delle cronache genovesi solo perché ti annoi, o sei incerto su qualcosa, e senti che questo combatte la noia e intiepidisce l’incertezza, allora continua a scrivere inutili cronache genovesi.

Ecco che l’incertezza è, per un attimo, accantonata. ‘Concludo l’oggi e giro pagina’, penso. E pensando all’oggi che si chiude, spunta il domani, il futuro! Maledetto cervello. C’è chi approfitta della meditazione, io non riesco; i pensieri sono troppi forti. Allora che fare, se non sovrastarli? Apro un bel libro, tipo questo, e inizio a voltare le pagine di una vita non mia, in attesa che arrivi la fine. Per iniziare una nuova vita, di qualcun altro.

Questa pagina si è trasformata in un caro diario, un taccuino non d’autore. Il Cosimo del futuro -ancora, che fastidio, il futuro!- mi giudicherà molto male. E, probabilmente, per molte buone ragioni.

Cosimo Benzi Angelini

 

 

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