C’è nella reclusione della quarantena un qualcosa di insano, ma fortificante; e non è la possibilità di affogare la mente con letture, film e dormite. No, è qualcosa di più: è la capacità di pensare a cose che, normalmente, nel caos quotidiano, non consideriamo mai. O cose a cui, da molto, non pensiamo più.
Rinchiusi tra poche mura, capita di guardare il soffitto più spesso del solito. E non so voi, ma su quel soffitto bianco io ci vedo scorrere fotogrammi di vita (che banalità). Che sia questo il motivo per cui non ho bisogno di serie tv? Forse devo ancora comprendere la mia, di vita, per iniziare a capire quella di fittizi personaggi televisivi? Forse mi piace crogiolarmi nei ricordi, forse… forse la vita non è un film, ma mi piace pensare che possa essere meglio.
Tra un fotogramma e l’altro, ovviamente leggo. Ma è come se ogni libro, ogni frase e pure singole parole avessero la capacità di catapultarmi altrove; più del solito; verso immagini del passato dimenticate, o più spesso rimosse. Mi accorgo così che la miriade di impegni che affastellano le mie giornate in situazioni normali, servono solo a non pensare. Pensare il meno possibile. Potrebbe essere questa la chiave con cui sconfiggo la pigrizia? Una sorta di male minore.
Mi accorgo anche che in questo truciolo ci sono troppi forse. Evidente mancanza di certezze, nell’epoca d’assenza di certezze per eccellenza (che banalità). Comunque, forse una cosa l’ho capita: potrebbe essere, la scrittura, l’antidoto ai pensieri. Chissà quanti scrittori hanno iniziato a scrivere storie altrui, per non pensare alla propria. Questo forse è un punto di partenza di molti. Ma poi, lo so, quelle storie altrui finiscono per lo più per rispecchiare la propria. Dannato autobiografismo velato dal romanzesco.
Si può scrivere una storia senza scrivere la propria storia?
Torno a guardare il soffitto. La quarantena mi fa bene e male. Le immagini che scorrono, mi fanno più male che bene. Chiudo gli occhi e le immagini continuano a scorrere, dentro le palpebre. Stanotte, amici miei, non si dorme.
Allora torno a leggere. E vi regalo una poesia di Cesare Viviani (dalla raccolta Credere all’invisibile) che ovviamente rimanda a pensieri parole opere e omissioni.
Ha conservato il suo colore rosa il fiore
nel buio della notte.
Quando una lama lo tagliò non ci fu terrore,
non ci fu dolore, per il fiore
fu come un improvviso colpo di vento.
Stanotte non si dorme, ho detto. Allora, buona visione.
Cosimo Benzi Angelini
[…] chi ha sofferto la reclusione e, dopo il lock-down, è rinato.A chi non è mai uscito del tutto dal lock-down.A chi non ha notato […]