Cronache genovesi – Liguria di muri e varchi

Cronache genovesi – Liguria di muri e varchi

Ho visto un muro da cui sgorgava acqua, poco fa. Non piove da giorni, eppure da quel muro zampillava, con costanza, un rivolo d’acqua. Chissà da quanto tempo le gocce scivolano giù per il muro. Da tanto, certo, visto che hanno scavato un solco nella parete leggermente inclinata. Ma da dove arriva l’acqua? Dove va lo sappiamo. Ma dove nasce, spesso, non si sa. Come durante l’estate, quando non piove per settimane e quei muri, quelle gallerie liguri continuano a trasudare.

Perché se Genova è di ferro e aria, la Liguria è di muri e varchi. I muri che tengono insieme i monti, tentati dal cadere a valle; i muri che concedono, ogni tanto, un varco per salire e scendere. Perché la Liguria è salite e discese, tornanti e strapiombi. E senza i muri non esisterebbe proprio questa regione, forse; assomiglierebbe a quelle coste della Cornovaglia con piccoli strapiombi sull’Oceano, poco abitati e poco ospitali; coste brulle. Eppure gli ingegnosi liguri hanno murato tutto, con tutto ciò che avevano a disposizione; così è nata la Liguria.

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Facile oggi, dopo la caduta del ponte, dire che certi progetti “fanno acqua”. Succede ovunque. Ma in Liguria tutti i progetti fanno acqua, in particolare muri e gallerie. E sai che tutta l’acqua, alla fine, arriva al mare. Lo impari alle elementari, grazie a disegni coloratissimi e pieni di frecce, che l’acqua arriva tutta al mare. È “il ciclo delle piogge”, che bei ricordi. E poi dal mare torna su, su fino alle montagne per poi scendere di nuovo, quando piove. Ma se non piove? Io non so da dove arrivi tutta l’acqua che c’è in Liguria. A pensarci bene mi è più chiaro come si forma la nebbia in Veneto; nell’acqua ligure non mi ritrovo. Non la capisco.

Che sia solo un problema di sguardo? Siamo abituati a non vedere il punto d’arrivo, ma solo il punto di partenza. Si nasce, si cresce, poi? Poi boh. Il destino, il caso, Dio? Semplicemente boh. Poi arriva l’acqua ligure, che sprizza dai muri di sostegno della civiltà, e sai che andrà al mare, in un modo o nell’altro. Ma da dove arriva, proprio, non lo capisci.

Forse tu lo capisci, è vero. Ma io no. Come non capisco tutti questi muri grondanti, e questi varchi stretti. Come non capisco tante altre cose che da non ligure non capirò mai. Non basta avere sangue ligure per capirla, questa terra. Non basta una vita, forse, per capirla. Ci mettiamo così tanto a capire dove stiamo andando, noi stessi, dove andremo; come si può capire tutto il resto? Come si può capire una terra così?

 

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