Riflessioni a partire da Stig Dagerman su vita e scrittura

Riflessioni a partire da Stig Dagerman su vita e scrittura

Stig Dagerman (1923-1954). Un nome noto in Italia soprattutto grazie all’attività di Iperborea, estremamente attenta – e direi da molto ormai indispensabile – a portare voci, parole e pensieri di autori e pensatori lontani. Si potrebbe discutere sul problema della lontananza: sono gli autori stranieri lontani da noi (fisicamente), oppure siamo noi italiani ancora chiusi dentro i nostri confini naturali? Lasciamo da parte questa provocazione, e torniamo a Stig Dagerman.

Con Stig Dagerman un incontro fortuito

“Mia cugina”, trovatasi di fronte all’imperdibile occasione di ricevere gratuitamente un taccuino Iperborea con l’acquisto di un solo volume del loro catalogo, ha deciso di comprare un libro. “Tanto dell’Iperborea mi piace tutto” pensava. Così ha messo un filtro al catalogo dell’editore, per vedere i libri ordinati secondo il prezzo di copertina: ed ha scelto il più economico disponibile, infatti. Proprio lui, Dagerman. E ricordatevi, “mia cugina”.

iperborea stig dagerman

A quel punto, ha deciso di cogliere l’occasione di qualche festività per regalarmi il volume, ancora nuovo. Pensava fosse un romanzo breve, e invece si è trovata di fronte ad un lascito testamentario, «un vero e proprio testamento spirituale» come recita il risvolto di copertina. Ma precoce, inconsapevole, visto che anticipava la morte dell’autore ben prima della sua morte. E inconsapevole era anche lei, mia cugina, del fatto che quel libro mi avrebbe colpito e segnato.

Il nostro bisogno di consolazione

Ma non ho ancora citato il titolo di questo libricino tradotto da Fulvio Ferrari: Il nostro bisogno di consolazione. Un titolo universale, direi, perché tocca tutti. E fin dalla prima pagina l’impatto con queste sottili e pesantissime riflessioni ha scavato, in me, un solco:

Mi manca la fede e non potrò mai, quindi, essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa […]. Non oso dunque gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui io dubito o sull’uomo che venera il suo dubbio come se non fosse anch’esso circondato dalle tenebre. Quelle pietre colpirebbero me stesso, perché di una cosa sono convinto: che il bisogno di consolazione che ha l’uomo non può essere soddisfatto.

La desolazione di un uomo che pensa, che non vede alcuna consolazione se non temporanea, alcuna libertà se non rinchiusa all’interno delle gabbie della società. Però crede, va detto, al potere delle sue stesse parole e, infine, alla morte stessa come libertà totale. Perché è la morte che lo accompagna ad ogni angolo, al punto da affermare che «non potrò mai liberarmi dal pensiero che la morte segue i miei passi, e tanto meno negare la sua realtà». Stig Dagerman morì suicida nel 1954 a 31 anni.

La maturità di Dagerman mi stupisce. Una vivacità di pensiero così precoce e, beninteso, una tale profondità del dolore sono riversate nelle pagine di questo libro come un diario per i posteri, per tutti, come un manifesto. Non ha caso è riportata nel volumetto anche l’epigrafe da lui pensata per la sua stessa tomba:

QUI RIPOSA
UNO SCRITTORE SVEDESE
CADUTO PER NIENTE
SUA COLPA FU L’INNOCENZA
DIMENTICATELO SPESSO

Oggi, noi e Dagerman

Non credo di essere abbastanza abile a raccontare Stig Dagerman come meriterebbe veramente. Sicuramente è una lettura necessaria per tutti quelli che, come lui, come me, alla nostra età soffrono e faticano alla ricerca di un senso che potrebbe non esserci. La sua soluzione, la sua affermazione di libertà è stata la più radicale, certo. Ma noi, eredi in qualche modo di una situazione simile, quali alternative proponiamo? Quali proposte?

Ancora una volta, è Stig Dagerman a rispondere alle nostre domande.

Nessuno è in grado di enumerare tutti i casi in cui la consolazione è una necessità. Nessuno sa quando cala l’oscurità, e la vita non è un problema che possa essere risolto dividendo la luce per tenebra e i giorni per le notti, è invece un viaggio pieno di imprevisti tra luoghi inesistenti.

Ecco perché sento l’autore così vicino. Seppur di un’altra epoca, la società è la stessa, la vita pure: e il giovane vaga tra la luce e la tenebra alla ricerca di consolazione. Per Dagerman, alla fine, l’unica risposta dopo la scrittura fu la morte. E la nostra consolazione, invece?


Se vi ho minimamente incuriosito, dovreste leggere Stig Dagerman delle bellissime Edizioni Iperborea. Qui troverete la pagina dell’editore a lui dedicata.

Ma non vanno dimenticati anche i libri dell’autore editi dalle Edizioni Via del Vento, prezioso editore che propone inediti o testi rarissimi dei grandi di ogni nazione. Qui il loro sito gloriosamente vintage.


P.S: Non ho cugine.

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