Parole, parole, parole

Parole, parole, parole

Cari amici, cari lettori inesistenti, cari tutti, le parole di oggi sono importanti.

Oggi vi scrivo tentando di darvi un consiglio, maturato dopo 22 lunghi anni di vita e di esperienze. Odio chi dà consigli, presupposto necessario e vero, ma vista la mia eccellente longevità mi ergo a “consigliatore professionista”, con la speranza di non esserne più tentato. Fino qui ero ironico, ora tocca diventare seri.

Ho sempre considerato le parole la cosa più importante che l’uomo possieda, ciò che distingue l’uomo dagli altri animali. Le ritengo talmente importanti da preferire, alcune volte, di non pronunciarle e rimanere in silenzio. Questo perché spesso le persone parlano senza pensare, senza pesare le parole, come se emettessero versi spontanei, come se fossero rutti. Certe parole dette con leggerezza sono però ascoltate con più attenzione di quello che meriterebbero, e sono pesate da chi, come me, le considera importanti. È così che si crea una comunicazione a due livelli diversi, livelli lontanissimi per i valori opposti che ognuno affida alle parole. È quasi scontato il finale: chi parla come se ruttasse e inconsapevolmente, è poco diverso da un animale; chi ascolta quei rutti prendendoli per discorsi seri, è destinato a soffrire.

Basta una parola per illudere un uomo, e basta un’illusione inappagata per ucciderlo.

Adesso, in breve, il consiglio: prima di pronunciare una frase neanche troppo pensata, prima di scrivere un biglietto o una frase sui social, prima di dedicare le parole di una canzone a qualcuno, fermatevi a pensare. E non solo per dieci secondi. Pensate all’effetto di certe parole, alle conseguenze del peso di certe frasi. E ponetevi domande del tipo: posso mantenere ciò che dico? Credo in ciò che dico? E soprattutto, è vero ciò che dico? Solo dopo questi passaggi potrete dare fiato alle vostre (nostre) fogne, e scrivere biglietti, per i vostri amori, e amici, e genitori.

Cercate, cerchiamo di distinguerci come donne, come uomini, e iniziamo dalla nostra unità fondamentale: la parola. Pesatele, pensatele, prima di pronunciarle. Perché le parole, che siano scritte o no, scavano solchi, e non tutti meritano di essere artefici di quei solchi indelebili. In pochi si meritano di dire “One day i wrote her name upon the strand”, quasi nessuno. In pochi si meritano di usare quelle parole che voi volete sentirvi dire da una vita, quasi nessuno. In pochi si meritano la nostra fiducia, le nostre parole pesanti.

In conclusione, diffidate delle persone ambigue, indecise, incoerenti che vi promettono grandi cose, che vi illudono con grandi parole come “futuro” e “insieme”. Ridete in faccia a chi, senza muovere un dito, costruisce castelli di carte sulla vostra pelle. Ridete loro in faccia, e voltate loro le spalle. Non avrete rimpianti perché se una volta capita che quelle parole siano pesate, che quei progetti siano veri, la persona vi raggiungerà. A costo di prendere treni, di cambiare programmi e, se necessario, di camminare sulle acque, se la persona vale davvero, lotterà, seguendo il cuore e la strada più difficile. Se lotterà, vale davvero, e voi valete per lei, e quelle parole saranno cemento armato e non fumo negli occhi.

Se girandovi, chi ha promesso qualcosa non vi seguirà, forse è meglio così. Non è all’altezza delle parole che ha pronunciato, non vi merita. E quelle da lei pronunciate, sono solo parole.

C.B.A.

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