Il mondo che ha fatto – Roberto Ferrucci (La Nave di Teseo – 2025)

Il mondo che ha fatto – Roberto Ferrucci (La Nave di Teseo – 2025)

Era la fine dell’estate del ’22 quando Roberto Ferrucci, durante una chiacchierata che si è poi trasformata in un’intervista, annunciava l’imminente pubblicazione di Il mondo che ha fatto. Il titolo non mi fu svelato, all’epoca, ma ricordo molto bene la cartellina di dattiloscritti che tirò fuori dalla sua borsa, all’improvviso.

A ripensarci, penso di non aver reagito come avrei voluto, né come avrei reagito oggi. Quei dattiloscritti, insieme ai ricordi, alle registrazioni e ai libri di Daniele Del Giudice, sono stati gli oggetti, le cose, il mondo su cui ha lavorato per più di un decennio Ferrucci, e che oggi, finalmente, vediamo pubblicati in volume. Quell’insieme di cose parole e memorie è diventato un libro, Il mondo che ha fatto.

[Roberto Ferrucci]: Tu sai che io ho bisogno di materiali, di oggetti su cui poggiare la mia narrativa.

Amici, allievi, maestri

Può sembrare strano, e succede raramente, ma da febbraio 2025, dall’uscita del libro Il mondo che ha fatto di Roberto Ferrucci, non si potrà più parlare di Daniele Del Giudice senza parlare, anche, di un suo “allievo”: Roberto Ferrucci.

Infatti, accade di rado che un allievo diventi indispensabile non tanto al maestro stesso, quanto alla sua memoria. E Ferrucci, nella sua continua attività di divulgazione e diffusione di coloro che ha sempre definito suoi “maestri”, è colui che più di tutti ha garantito a Del Giudice, scrittore schivo e poco prolifico, una diffusione parallela alla cosiddetta “fortuna autonoma” della sua produzione.

Solo se pensiamo alla malattia di Del Giudice, costretto ancora giovane in una casa di cura per l’Alzheimer, capiamo veramente l’importanza di chi, come Ferrucci, ha lavorato senza sosta per la diffusione di una voce che non era più in grado di parlare.

Ed è vitale, questo aspetto, se consideriamo anche i tempi lenti della produzione di Del Giudice, che poco si adatta all’odierno mercato librario, e la sua ritrosia nel parlare di sé e dei propri libri. Così l’attività di Ferrucci ha cementato un giudizio di valore non scontato, ma palese, sull’opera di Del Giudice.

Ma che cos’è Il mondo che ha fatto?

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Il mondo che ha fatto, in breve

Questo libro voluminoso è, nonostante la mole, il condensato di una miriade di incontri, registrazioni, interviste, conferenze, articoli. È il racconto di un’amicizia, e il risultato di una grande riconoscenza che Ferrucci non ha mai smesso di provare nei confronti dei suoi maestri, come per Daniele Del Giudice. Da quando quest’ultimo, molti anni fa, prestò un sacco nero della spazzatura pieno di dattiloscritti, testi vari, appunti, articoli del suo archivio, al giovane studente Ferrucci per una tesi di laurea.

Da quell’incontro ha cominciato a prendere forma questo libro, non facilmente classificabile in maniera tradizionale per il semplice fatto che contiene un po’ tutto. L’amicizia, appunto. Ma anche la realtà di uno scrittore che “dimentica tutte le parole, una dopo l’altra”. C’è la città di Venezia, una Venezia dove Del Giudice decide di vivere e investire tempo e fatica al punto da creare Fondamenta – Città dei Lettori (1999-2003), un festival senza eguali nella storia della città.

[Daniele Del Giudice]: Io sono felice che Fondamenta sia qui a Venezia, di Venezia e per Venezia, anche se ovviamente aperta nazionalmente e internazionalmente. Venezia è una città eccezionale, non vi è dubbio, ma per vivere, per viverci, occorre costruire la città normale. Fondamenta è un componente normale di una città normale.

Il mondo che ha fatto è questo e molto altro: un libro obbligatorio per coloro che hanno voglia di scoprire Daniele Del Giudice, non solo l’uomo né esclusivamente lo scrittore; un libro-guida per far capire, agli aspiranti scrittori, l’importanza della parola. Ma è anche un sistema di vetrini per microscopi, racconti di dettagli e zoomate su varie vite e varie città che, viste nel complesso, danno l’idea di qualcosa che non si può riassumere né descrivere, mai, in toto: un’opera, un mondo intero, una vita.

Il mondo che ha fatto non è una biografia

Come il precedente libro di Ferrucci, Storie che accadono, più che definire il genere di riferimento, è possibile indicare tutti i generi che contiene in sé, perché la sua complessità non si adatta a nessuna categoria in maniera univoca.

Il mondo che ha fatto è, innanzitutto, l’incrocio di due biografie, Ferrucci-allievo e Del Giudice-maestro, prima; e di due amici poi, sia nel racconto generale dell’andamento di una vita, o meglio, delle due rispettive vite, sia nel ricordo biografico della vita di un amico scrittore, dei suoi modi di fare, della sua ironia e dei suoi scherzi. Ma soprattutto della sua precisione terminologica, della sua capacità di raccontare ed esprimersi a voce come se ogni discorso, ogni frase, fossero già stati preparati in anticipo, già sbobinati e corretti più volte.

Ma se qualcuno definisse questo libro come una biografia, o come una porzione essenziale di essa, non direbbe propriamente il vero. Troppe sezioni di vita assenti, troppe intrusioni del biografo. Troppi elementi fanno di questo libro qualcosa d’altro che una biografia.

La non importanza del genere

Il mondo che ha fatto, nella sua rielaborazione di incontri, parole e discorsi è, in parte, ma solo in parte, un memoir. Una scrittura memoriale che inizia cronologicamente con l’incontro tra Daniele Del Giudice e un giovane Roberto Ferrucci, studente universitario col proposito di scrivere una tesi su due giovani voci letterarie italiane: Antonio Tabucchi e proprio Daniele Del Giudice.

Ma, ancora, ridurre questo libro alla mera memorialistica significherebbe ridurlo, semplificarlo, e non rendere conto della totalità che si nasconde dietro al libro, così voluminoso e allo stesso tempo leggero, intimo e al contempo vasto, così eterogeneo e, dote sempre più rara, profondo.

Tentare di definire cos’è Il mondo che ha fatto è forse una tendenza che accomuna ogni lettore che, per comprendere meglio un’opera, tenta delle definizioni non sempre raggiungibili. In questo caso, penso che una definizione potrebbe essere stata tentata da Ferrucci stesso. Si può ipotizzare che, come per il libro precedente, si sia chiesto, almeno una volta:

[Roberto Ferrucci]: … e mentre la scrivevo e la scrivo, il dubbio continuo su cosa stessi o stia facendo, se stessi scrivendo una biografia (spero non un’agiografia), una testimonianza, un mémoir o un récit.

Ma come definire tutte quelle intrusioni dello stesso Del Giudice, con estratti dai suoi libri, dai suoi discorsi, o dalle chiacchierate con lui? Non c’è spazio per citazioni feticistiche sulla vita privata, né riflessioni di poetica fini a sé stesse, ma tante parole, discorsi da ambiti diversi che, tutti assieme, compongono un ritratto, un mondo, un manuale.

E il manuale, che forse è il genere che più mi piacerebbe accostare a questo libro, non deve essere inteso come manuale di poetica, né come manuale prescrittivo di ciò che è bene e di ciò che è male. Direi, forse esagerando, che la penna di Ferrucci assieme all’intrusione della voce di Daniele Del Giudice, così accurata e potente, hanno dato forma a un manuale particolare, un manuale di vita pieno di domande e con pochissime risposte.

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Il mondo che ha fatto: infine, un romanzo (?)

Un libro tra i più preziosi non perché parla di vita e di morte, né di amore e amicizia, anche se pure queste ci sono, ma perché ricorda sguardi diversi, differenti modi di guardare, osservare, raccontare.

Infine, un romanzo, che nessuno è in grado di definire perché, forse, non si può definire. Ma è da un romanzo che mi aspetto una delle pagine più belle sul “rimpianto”, ed è ne Il mondo che ha fatto che l’ho trovata:

[Roberto Ferrucci]: Da tempo erano incominciati i rimpianti. I miei. Te ne accorgi dopo, sempre, quando ormai è troppo tardi, con chiunque, hai rimandato, preso tempo, e sono di volta in volta famigliari, amori, amici, quel docente all’università o la professoressa di storia delle medie, o anche semplici conoscenti oppure persone che hai incontrato una volta soltanto e avresti voluto far loro una domanda, che ti è venuta in mente magari non subito, ma hai rimandato o cancellato o censurato e non l’hai mai fatta, né a tuo padre, né alla fidanzatina del Liceo o a Teresa, né a lui. Te ne accorgi quando è troppo tardi, perché quando ce l’hai, il tempo, ti sembra di averlo tutto, di possederlo, e aspetti il momento più opportuno, ti dici che l’occasione arriverà nel corso del tempo, che però poi smette di correre ed è finito.

Daniele del giudice ritratto, protagonista del libro "Il mondo che ha fatto" di Roberto Ferrucci
Daniele Del Giudice

L’attesa di Il mondo che ha fatto, in conclusione

Finalmente, Il mondo che ha fatto. Era il 2022, inizio autunno o fine estate quando ho incontrato Roberto Ferrucci in uno dei suoi bar preferiti di Venezia. Un luogo non appartato né silenzioso, come vorrebbero gli stereotipi sugli scrittori, ma un luogo a lui caro per scrivere. Era passato qualche anno dall’ultimo incontro e aveva da poco pubblicato in Italia Storie che accadono.

Dopo una lunga chiacchierata tira fuori dalla borsa qualcosa che non ricordo di aver avuto neanche il coraggio di toccare. Un taccuino di Del Giudice, probabilmente lo stesso di cui parlerà anche in questo nuovo libro, e un dattiloscritto. Erano già passati 11 anni dall’inizio di quel lavoro di composizione, ascolto, scrittura e ricordo che è poi diventato Il mondo che ha fatto.

Per questo, oggi, posso solo dire: finalmente. Dopo tre anni da quell’intervista in cui aveva spacciato il libro per “prossimo alla pubblicazione”, il libro è finalmente in libreria. Ma non posso prendermela con Ferrucci: solo un piccolo scherzo, il suo, una burla che avrei dovuto individuare, conoscendo bene i tempi della sua scrittura.

Ma la pena di quest’attesa, comunque, è stata ripagata. E malgrado la difficoltà del compito: raccontare un grande autore, un amico intimo, mancato ancor prima della morte, ricordarlo, per ringraziarlo.

[Roberto Ferrucci]: Ecco, questi due libri (Storie che accadono e quello futuro su Del Giudice) sono un ringraziamento a due autori importanti per me e un riconoscimento di quanto i libri facciano per noi, di quanto ci diano, quanto ci formino.

Adesso sarà necessario molto tempo per digerire questo agglomerato di idee, pensieri, discorsi che compongono Il mondo che ha fatto. E bisognerà aspettarne altrettanto, purtroppo, per leggere il prossimo mondo raccontato da Roberto Ferrucci. Quindi, aspettiamo.

Roberto Ferrucci
Roberto Ferrucci
  1. Presentazione Il mondo che ha fatto con Roberto Ferrucci – Guanxuinet Network (Youtube, 92 minuti)
  2. La Venezia di Daniele Del Giudice – Atlante Veneziano (Raiplay, 29 minuti)
  3. Daniele Del Giudice tra letteratura e scienza. Con Ernesto Franco e Massimo Cacciari (Youtube, 44 minuti)
  4. L’atlante dello scrittore: vita, opere e prodigi di Daniele Del Giudice (Il Foglio, 01/11/2021)
  5. Il narrare di Daniele Del Giudice (DOPPIOZERO, 20/11/2023)

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