Non ho mai pensato di essere invincibile. Forte sì, ma non invincibile. E quando ho iniziato a stare male, dopo aver scritto “il virus non esiste”… ecco, quando ho iniziato a stare male mi sono sentito meno invincibile del solito. È arrivata la febbre, poi la tosse, la stanchezza generale, i dolori sparsi, la perdita totale del gusto e dell’olfatto. E spargevo tranquillità in giro nella speranza di auto-convincermi di stare bene. Ma la realtà era ben diversa: mi stavo cacando sotto.
Dopo due giorni in quella condizione, la febbre è sparita. “Sono guarito!” ho pensato. E invece dopo due giorni ancora la febbre è tornata. “Sono fottuto!” ho pensato, mentre facevo finta di stare benino. Poi, ancora tre giorni di febbre, ed è passato quasi tutto. Oggi è il quarto giorno senza febbre, e mi tartassa ancora una tosse cattiva e la totale assenza del gusto: quest’ultima è una vera tragedia. La tosse? Una benedizione.
Non so perché, ma questa tosse si presenta soltanto nel momento in cui apro la bocca per dire qualcosa. Come se, per una strana legge del contrappasso, io abbia detto troppe cose “in vita” e sia adesso costretto a tacere. E il silenzio non ci appartiene, a noi nati a cavallo del ventesimo secolo. Noi e la contemplazione siamo così distanti. Per questo è un’esperienza davvero strana non poter dire niente, né ridere di qualcosa. Non apro più la bocca. Ed è una fortuna, perché spesso la bocca si apre mentre il cervello langue atrofizzato nella calotta cranica. Con la bocca sigillata, invece, il cervello dovrebbe funzionare di più, e meglio, non distratto dalle parole che emette un’altra parte del corpo, troppo spesso da lui scollegata.
Così sto in silenzio, leggo studio e soprattutto ascolto. Non ho l’agenda piena di video-chiamate, perché non posso parlare; e non mi piacciono i monologhi. Ma ci sono infiniti film da vedere, e concerti, e nuovi dischi e libri e… quante cose da fare. Perché dovrei uscire di casa? Ho troppi libri che aspettano di essere annusati, per quando l’olfatto mi sarà tornato.
Perché non prolunghiamo la quarantena? Mi basta un mese ancora, non chiedo molto. Giusto per… sì, per leggere e guardare film e ascoltare musica. Perché a casa, alla fine, si sta bene se si ha qualcosa da fare, e io ho tante cose da fare. Ma poi, la quarantena dovrebbe durare di più soprattutto perché ho paura di uscire. Che sia un’influenza o poco più, la gente muore. E io preferisco leggere libri, che morire. Ma in quanti, davvero, la pensiamo così?
Che cosa importa se il temporale disperderà domani per i poggi i fiori profumati? Scrisse Ibsen.
Io resto a casa. Fatelo anche voi. O il temporale non vi risparmierà…
Cosimo Benzi Angelini