Book Pride di Milano: cosa rimane?

Book Pride di Milano: cosa rimane?

Sono passati alcuni giorni dalla fine del Book Pride di Milano, la fiera dedicata esclusivamente all’editoria indipendente. Più di 200 editori e 230 eventi tra conferenze, presentazioni e discussioni vivacissime. Ci sono stato, è stato bellissimo, e ora vi racconto il perché.

La qualità degli indipendenti al Book Pride

Da quando ho iniziato a osservare il libro non più solo come lettore, ma come studioso del libro e del mercato che lo produceva, sono sempre stato affascinato dall’editoria indipendente. Dire “editoria indipendente” oggi, per me, vuol dire parlare di quegli editori che non solo agiscono indipendentemente da gruppi proprietari o capi superiori, ma lo fanno solo all’insegna del proprio nome e della qualità.

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Certo, nel mare dell’editoria indipendente non c’è solo qualità. Allo stesso modo non sono da demonizzare quei leviatani dei grandi gruppi editoriali, al cui interno lavorano persone geniali che pubblicano opere importantissime. Ma l’editoria indipendente, secondo me, ha il valore aggiunto di farcela da sola. E di fare quasi esclusivamente libri di qualità. Questo è ciò che penso, e al Book Pride di Milano è stato bene evidente. Tra volti noti e editori ancora in fasce, la qualità di contenuti e contenitori è sempre stata presente.

Forse la mia visione è limitata. Forse, dentro di me, ancora nascondo quel ragazzo che si emozionava leggendo I dolori del giovane Werther. Forse sono troppo romantico. Comunque sia, all’editoria indipendente ci tengo molto. Per questo mi piacerebbe raccontarvi alcuni degli editori che, a questo Book Pride, mi hanno conquistato.

Alcuni editori del Book Pride da tenere d’occhio

Tra i tanti editori degni di nota presenti al Book Pride, alcuni mi hanno colpito particolarmente. Per questo vorrei che, almeno loro, rimanessero scritti e citati da qualche parte. Parlerei volentieri di tutti, ma non basterebbe un libro intero. Così ve ne accenno alcuni, tra nuove scoperte e piacevoli conferme, che spero potranno colpire anche voi.

  • Marotta&Cafiero Editori; chi mi è stato vicino in questi giorni sa quanto io abbia sponsorizzato questi ragazzi. Sì, sono ragazzi. L’editore, Rosario Esposito La Rossa, sta creando un polo editoriale innovativo e inclusivo in uno dei luoghi più complessi d’Italia: Scampia. Ma non è tutto. Crea libri bellissimi, con autori eccezionali: oltre ai recenti libri di Daniel Pennac e Stephen King, oltre ai futuri Don De Lillo e Ian McEwan, questi ragazzi hanno pubblicato edizioni limitate curatissime e a prezzi accessibili, autori impegnati e impegnativi, nonché una biografia romanzata di Khalil Gibran scritta da uno dei suoi traduttori più noti: Haifez Haidar.
    La loro filosofia è semplice: spacciare libri dove prima si spacciava droga. E come lo fanno? Con libri a cui manca un angolo, appositamente tagliato: quella è la parte che ogni lettore dovrà aggiungere, diversa per ciascuno. Eccezionali.
Lo stand di Marotta&Cafiero editori al Book Pride di Milano
  • Effequ; ormai nota al grande pubblico, non mi stancherò mai di citarla. Non solo per il loro impegno a pubblicare “libri che non c’erano”, ma quindi che ci dovrebbero essere (come Ada brucia di Anja Trevisan). Ma soprattutto perché fanno libri poco convenzionali.
  • Racconti edizioni; attivi dal 2016 e li ho incrociati solo adesso? Sicuramente la colpa è mia, ma cercherò di rimediare alla mia ignoranza. Cosa pubblicano? Principalmente short stories, con un catalogo già molto ricco. Oltre a Virginia Woolf, James Joyce e Margaret Atwood, sono interessanti anche le proposte di autori meno conosciuti al pubblico italiano. Tanti autori da scoprire, in piccoli libri di grande qualità.
  • FVE Editori; sono due gli autori che più ho letto quest’anno. Franco Loi e Stig Dagerman. E cosa trovo, allo stand di questi ragazzi? Due libricini bianchi, affiancati. Uno su Loi e l’altro su Dagerman. A casa ho sfogliato meglio quei libri e… cari amici editori, avete conquistato un nuovo lettore.
  • Utopia editore; dai, ma che ve lo dico a fare? Credo sia l’unico stand del Book Pride a cui non mi sono neanche avvicinato. Il pericolo di dargli tutti i miei soldi era reale.
  • Pop Edizioni; a primo impatto, questa casa editrice fa storcere il naso. Così accade con tutte le proposte innovative. Sono scrittori che si fanno editori per retribuire più onestamente gli scrittori stessi, e nascono con l’intento di pagare addirittura il 20% dei diritti d’autore sul prezzo di copertina. Sanno che è una follia. Ma se dovesse funzionare? Teniamoli d’occhio!

Una fiera in presenza. Miraggio o realtà?

Realtà. Finalmente realtà. Dopo due anni di pandemia sono riuscito a tornare a un evento affollato, denso e soprattutto stimolante. Entrare in quel grande salone di sabato mattina, con ancora pochi timidi avventori a contendersi gli editori tutti nelle loro postazioni, è stato strano. Tornare a parlare con editori, autori e sconosciuti, soltanto grazie alla passione comune per il libro, è stato emozionante.

Non scherzo. Passeggiare tra i banchetti del Book Pride (circa 40.000 passi soltanto nel fine settimana) e osservare quella marea di carta di mille e mille tipi, di inchiostri e caratteri, mi ha ricordato quando da ragazzo andavo per mercatini dell’antiquariato alla ricerca di venditori di libri usati. Certo, l’odore di carta nuova è diverso, la location chiusa e quasi asettica – tutta bianca, tutta pulita – è molto diversa dai mercatini ambulanti. Eppure mi ha fatto tornare in mente cose che non ricordavo neanche di aver vissuto. Mi ha fatto tornare bambino.

Ecco cosa rimane, dopo il Book Pride, oltre alla bellezza di certe fiere: il piacere della scoperta di quando eravamo bambini.


Non sei riuscito a venire al Book Pride di Milano? Questo è un vero peccato. Ti ho dato qualche spunto su alcuni editori molto interessanti, ma non è molto. Per questo vi lascio il divertente vlog di una bambina e della sua avventura in fiera. Eccolo!

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