Aggiornamento: a questo link trovate la mia intervista ad Anja Trevisan!
Ho letto Ada brucia di Anja Trevisan su suggerimento di Eleonora, bravissima libraia, che ringrazio. E ho deciso di parlarne in questa personale, pubblica nicchia, come proposto qua. Ne scrivo perché parla d’amore, con una recensione lenta e tardiva come me. Ha anche vinto il Premio Opera Prima – POP della Fondazione Mondadori. Ma passiamo al libro.
Ada brucia, qualche accenno di trama
Il libro racconta la storia di un ragazzo che rapisce una neonata di cui è innamorato, la cresce e la tiene chiusa in casa. La convince a non uscire mai con un’idea geniale: la terra brucia. “Non puoi uscire senza scarpe, o morirai. Non esistono scarpe per i tuoi piedi”. E la bambina cresce, lontana dal mondo ma vicina al suo rapitore, che la ama e di cui si innamora. Non c’è alcun atto violento, dopo il rapimento, solo una storia d’amore distorta e tragicamente reciproca.
Passano gli anni e la vita della ragazza scorre a vuoto, scandita soltanto dall’orologio che preannuncia il ritorno dell’amato Rino, il rapitore. Nel nucleo centrale del libro, si alternano i momenti di solitudine della vittima ai momenti di vita di “coppia”.
Alert: se non hai letto il libro ma ti ho incuriosito, fermati qui o scorri fino in fondo. Potrebbero esserci degli spoiler (ma aggiungo, alla fine, una bella presentazione con l’autrice per attrarti ancor di più).
Oltre la recensione: alcune riflessioni
Il libro sconvolge non solo per la tematica, ma soprattutto per il duplice punto di vista che racconta di un amore illecito. Da un lato quello del rapitore, un falegname che nonostante la consapevolezza della gravità del gesto si auto-assolve con l’attenuante dell’amore (un amore minuscolo, come da sottotitolo, ma pur sempre amore ai suoi occhi). Dall’altro quello di Ada, la rapita: Ada brucia d’amore, anche lei, perché gli insegnamenti e il calore di Rino non possono essere scacciati dalla verità di essere stata rapita.
Ada non può che amare il suo carnefice perché con lui per la prima volta ha amato, amato davvero. Non le interessa sapere che è stata strappata a una madre e a un padre; non le importa molto del ragazzo che si è innamorato di lei dopo averla salvata. Lei non si sente salvata. Non può essere grata di essere stata portata via dal suo sogno, così distorto per gli altri (e per noi) e invece così profondo per lei.
Tra amori minuscoli e amori giganteschi
Quella tra Rino e Ada, come detto, è una storia d’amore distorta, surreale ma fortissima. Eppure ce n’è un’altra, forse secondaria alle azioni, ma che merita comunque attenzione: è quella di Max, il ragazzo che ha trovato Ada nella sua prigione in mezzo al bosco. Max, in opposizione all’amore minuscolo dei due protagonisti, è il simbolo dell’amore puro, ideale, quell’amore da romanzo che si pensa di trovare solo nei libri.
Max ama, indipendentemente da Ada. Ha sacrificato la sua vita, i suoi sogni e i suoi progetti per starle dietro, per accudirla, senza ricevere granché in cambio. Ma non gli interessa.
Ada brucia ma non per lui. Gli vuole bene, lo ammette, ma non ricambia l’amore. Il suo pensiero fisso va sempre a Rino, alla sua vita precedente e alla sua vera casa, la prigione nel bosco. Max lo sa, eppure continua ad amarla. Perché? Beh, non c’è una risposta, quando si ama si ama e basta. E anche quando prende consapevolezza dell’impossibilità di essere ricambiato, non smette di amarla: prende forse l’unica foto che ha di lei, e la accarezza.
“Ada gli ha rovinato la vita e forse Max non le è servito proprio a niente se non per portarle il cibo, le bottiglie d’acqua, il succo per fare colazione. Voleva ripararle il cuore, colmarle le crepe e ricucirla per poter viverla nel mondo, poi si è accorto che il mondo, per lei, non andava bene. Se n’è accorto quando già l’amava […].
Si sarebbe dovuto rendere conto che alcuni amori sono impossibili e non si compiranno mai, e che c’è sempre un momento in cui devi dire addio, devi lasciar andare, altrimenti è peggio e le cose si distruggono con più lentezza e più strazio […].
Prende da una mensola la cornice argentata in cui tiene una foto dei suoi genitori. Dopo aver tolto il retro accarezza una fotografia più piccola, quasi la metà di quella in cui i suoi sorridono, ancora giovani. Nella foto nascosta, Ada è seduta sotto la veranda della sua vecchia casa, ha un occhio aperto e uno chiuso per i capelli che ci sono finiti dentro, le gambe incrociate e sorride nel modo meno naturale che Max abbia mai visto.”
Altre opinioni personali su scrittura e stile
Il libro, per quanto disturbante (e forse proprio per questo), coinvolge molto. Mi sono trovato più volte a oscillare tra il disgusto per quell’amore illecito e il rispetto per quello stesso amore, da un lato davvero puro. La scrittura è semplice, e la bravura dell’autrice sta nella modalità del racconto: narra andando dritta al nocciolo della questione. Brava. Quindi sì, questo libro va letto. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi lascio, adesso, una presentazione telematica con l’autrice. Tanti spunti interessanti, sicuramente più delle mie parole.
Ecco alcuni articoli interessanti sul libro, e una bella intervista podcast:
- Tra Lanthimos, Buzzati e Lolita: Anja Trevisan racconta “Ada brucia”, storia di un amore minuscolo – ilLibraio.it
- Ada brucia. Storia di un amore minuscolo | Il Foglio
- Ada brucia | Mangialibri dal 2005 mai una dieta
- (n)Trame #11 – Anja Trevisan | Spreaker